“Qual è il mio sogno? Rendere felici le persone” è questa la risposta di un ormai non più giovane Walt Disney all’impertinenza di un giornalista.

Una vita passata tra disegni, vignette, colori. Una vita spesa a far divertire i più piccoli. Una vita sotto il sole del sorriso.

La sua creatività ed intraprendenza lo hanno reso il guru dei cartoni animati. La sua imprenditorialità gli ha aperto i portafogli dei genitori di mezzo mondo, esasperati dai figli innamorati dei suoi personaggi.

Costruì un’ingente fortuna sulla vendita di gadget di varia natura ma i proventi maggiori gli vennero dal suo parco giochi: Disneyland.

Ebbene sì il papà dei cartoni animati è stato un abile imprenditore, riuscendo a costruire un patrimonio di non poco conto sulle sue creazioni.

 

I primi passi nel mondo dei cartoni animati

Disney inciampa quasi per caso nel mondo dei fumetti. Il fratello gli procura un lavoro come ritagliatore di immagini presso la “Kansas-City Ad”.

Quell’impiego cambiò il resto della sua vita. Si innamorò di quei disegni inanimati e comprese che l’unica maniera per vedere corrisposto il suo amore era dar loro vita. Questo desiderio avrebbe rivoluzionato il mondo dei fumetti.

I primi passi del suo lungo cammino li compie insieme a Ubbe Ert Iwerks, un genio della matita. I due non lo sapevano ma avevano un’appuntamento con la storia.

Aprirono un piccolo studio di animazione e con la collaborazione di altri disegnatori diedero vita agli storici “Laugh-o-grams”, “Alice Comedies” e “Oswald The Lucky Rabbit”.

Ben presto il potenziale della coppia venne intuito dalla Universal che acquistò i loro personaggi e così i due poterono iniziare a sfamarsi anche di qualcos’altro oltre che della propria passione.

 

I primi capitomboli

Le cose sembravano andare bene quando la stessa Universal gli riduce drasticamente il budget, costringendo i due a dover salutare i loro migliori collaboratori attratti da contratti migliori e paghe più alte.

È in questo momento di difficoltà che per la prima volta topolino agita la sua coda. È il 18 novembre del 1928 quando al Colony Theater di New York, l’intera platea applaude a quel roditore che avrebbe conquistato mezzo mondo.

Le difficoltà per Walt Disney erano però dietro l’angolo. L’amico nonché socio Ubbe decise di mettersi in proprio firmando un contratto con la Powers, la società cinematografica che all’epoca distribuiva i loro cortometraggi.

Si ritrovò così senza distributore, senza la collaborazione di Ubbe, con problemi finanziari ed una grave crisi di nervi.

 

La svolta con il primo Licensing della storia

È  il febbraio del 1930 quando firma con la Columbia Pictures un contratto che gli garantiva settemila dollari anticipati per ogni cartoon (circa il triplo di quanto gli pagava il vecchio distributore, alla faccia di Ubbe e della Powers) e ogni diritto su topolino.

Nonostante ciò la sua situazione economica non era delle migliori. Le spese da sostenere nonché i debitori sulla porta erano ancora tanti. Inaspettatamente uno spiraglio di luce lo investì.

Un commerciante newyorkese gli chiese l’autorizzazione per usare le immagini di Topolino e Minni su giocattoli, quaderni, vestiti e gadget di varia natura. Appena comparvero sul mercato andarono a ruba. Nulla favorisce il business come le smanie dei bambini.

Nel 1932 nei soli Stati Uniti si contavano oltre un milione di club di Topolino. Vennero prodotti persino coni gelato: nel primo mese ne vennero mangiati oltre dieci milioni.

È stato con ogni probabilità il primo caso di Licensing della storia del business.

 

Disneyland, dove i cartoni animati diventarono realtà

Cavalcò l’onda del successo sfornando diversi capolavori: “Biancaneve e i sette nani”, “I tre porcellini”, “Pinocchio” e tantissimi altri ancora. Disneyland, dove i sogni diventano realtà

Non restava altro che riprodurre nella realtà la magia proiettata sul grande schermo. Nella mente di Disney era nitida l’immagine di un luogo dove i grandi potessero tornare bambini e i piccini volare sulle ali della fantasia.

L’idea di questo parco giochi era ambiziosa e richiedeva una disponibilità di capitale che Disney nonostante il successo dei suoi film non possedeva. È in queste circostanze che lo spirito dell’imprenditore emerge!

Un problema è tale solo se lo vi si considera come tale. Può essere una grande sfida, un’opportunità che si presenta per mettersi in gioco e stimolare ancora una volta le proprie capacità.

Disney non si fece fermare dalla mancanza di risorse economiche anzi ne fu motivato. In quegli anni le case di mezzo mondo stavano dando il benvenuto alla televisione. Decise così di portare i suoi personaggi sul piccolo schermo, sia quelli direttamente creati da lui, sia quelli creati dai suoi collaboratori come il celebèrrimo “Zio Paperone”.

I guadagni iniziarono a moltiplicarsi e in California nel 1955 poté aprire i cancelli di “Disneyland”.

 

La leggenda continua

Dieci anni dopo il padre dei cartoon si spense in un alone di magia. Sembra infatti che al gelo della morte abbia preferito il gelo del ghiaccio, ricorrendo all’ibernazione. Che volesse imitare “Biancaneve”?

Oggi Disney (Walt Disney Company) è la più grande azienda del mondo nel campo dei media e dello spettacolo, leader indiscussa del mercato dell’intrattenimento per l’infanzia, nonché uno dei marchi più famosi al mondo.

Una grande multinazionale che porta avanti il sogno del suo fondatore continuando ad alimentare sogni, magia e a rendere felici le persone (i bambini sicuramente :))!

 

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