
Mario Veronesi e la Biomedical Valley Italiana
A tutti sarà capitato di essere ricoverati in ospedale, chi per un motivo chi per un altro. A tutti sarà capitato di vedere il proprio braccio mira di una qualche infermiera alla ricerca della vena migliore per infondere la flebo.
Ora, avete presente quel tubino in plastica che collega la flebo/sacca all’ago nel vostro braccio? Quel tubicino si chiama deflussore e serve a regolare la velocità di infusione. Quel tubicino è monouso ed è un invenzione relativamente giovane.
Venne creato solo cinquanta anni or sono da Mario Veronesi (non è parente a Umberto Veronesi, almeno credo), nel garage della sua casa a Mirandola, in provincia di Modena.
Mario Veronesi è l’uomo che ha cambiato la sorte economica di un piccolo paese della provincia modenese, Mirandola, proiettandolo nel panorama mondiale come uno dei centri più all’avanguardia per la produzione di materiali biomedici.
Gli inizi di Mario Veronesi
Laureatosi nel 1958 in Farmacia all’Università di Bologna, iniziò sin da subito un periodo di apprendistato come rappresentante di medicinali per conto della multinazionale americana Pfizer, con cuoi avrà in seguito il piacere di firmare ben altri tipi di contratti.
Un evento improvviso spostò, però, la sua attenzione alla farmacia del suo paesino. Era stata messa in vendita. Veronesi si presentò subito in banca, forte della fresca laurea e del padre medico, per chiedere un consistente prestito che gli consentisse di rilevare la farmacia. Insomma, il suo futuro sembrava già scritto..
L’intuizione “biomedica”
Un giorno, caso o fato che fu Mario ascoltò un suo amico chimico parlare di alcuni prodotti biomedicali in plastica. Quelle parole gli riportarono alla mente la situazione critica che aveva conosciuto nelle sue visite ai reparti come rappresentante farmaceutico.
Il personale medico utilizzava dei tubi di lattice in gomma, i quali ultimato un trattamento, erano sottoposti a sterilizzazione per consentirne il reimpiego. Questa procedura, però, era causa di frequenti infezioni forse per l’arretratezza degli strumenti di sterilizzazione o procedure errate.
Tra le chiacchiere con un amico, Veronesi ebbe un’intuizione, una business idea che avrebbe cambiato il suo destino e quello di tantissime altre persone:
“trovare una materiale a buon mercato e atossico per realizzare un prodotto usa e getta”.
Da farmacista ad imprenditore-innovatore
Proprio come uno startupper della moderna new economy, Mario Veronesi iniziò a realizzare i primi prodotti monouso in PVC nel proprio garage, avvalendosi dell’aiuto di tre operai.
L’attività della sua aziendina, la Miraset, andò subito molto bene e da tre gli operai passarono nel giro di breve tempo ad una ventina e dal garage l’attività fu spostata nel suo appartamento.
Il 1964 è l’anno della svolta. Nuovi soci entrano nella Miraset che cambiò nome in Sterilplast, diventando società per azioni. L’azienda continuò a crescere e decise di puntare su nuovi prodotti innovativi.
Due professori dell’Università di Padova, Confortini e Galati, gli suggeriscono di sviluppare un rene artificiale imitando un modello americano non ancora brevettato. La nuova Sterilplast accettò il consiglio dei professori e in pochi mesi riuscì a realizzare il primo rene artificiale. Il successo fu mondiale.
Venne fondata così la Dasco (Dyalisis Apparatus Scientific Company) come divisione della Sterilplast. Le innovazioni tecnologiche firmate dall’azienda mirandolese consentirono il primo trapianto di reni e altri importanti sviluppi nei trattamenti dialitici.
Da imprenditore-innovatore ad imprenditore-seriale
Gli anni ’70 si aprono all’insegna di ulteriori cambiamenti da parte di Veronesi, questa volta di tipo strategico. Se da una parte i grandi progressi tecnologici che stavano avvenendo a Mirandola iniziarono ad incuriosire le grandi multinazionali del settore dall’altro i ritardi nei pagamento delle forniture da parte degli ospedali pubblici italiani rendevano difficoltosa la crescita aziendale.
E’ in questo contesto che l’imprenditore Mirandolese decise di cedere la Dasco (con inglobata la Sterilplast) alla multinazionale svizzera Sandoz. Tuttavia, la storia di Veronesi non finisce qui.
Nel 1973, fonda insieme ad altri soci la Bellco (in concorrenza tra l’altro con la Dasco) e dopo aver realizzato altre innovazioni, cede l’azienda ad un’altra multinazionale: l’Eni.
L’imprenditore seriale di Mirandola non ha la minima intenzione di fermarsi e qualche anno dopo crea prima la Dideco e poi la Darex, entrambe attive nel campo dei prodotti per la cardiochirurgia e l’autotrasfusione. Qualche anno più tardi, vengono rispettivamente rilevate dalla Pfizer nell’86 e dalla Mallinkrodt nel ‘96.
L’ultima impresa creata da Veronesi è la Starmed, fondata nel 2003 all’età di ben 71 anni! Ma mai direi mai, potrebbe non essere l’ultima! 🙂
Conclusioni
La storia di Mario Veronesi è costellata di grandi successi, la sua imprenditorialità non solo gli ha permesso di diventare milionario ma soprattutto di salvare tante vite (facilitando le procedure assistenziali con le sue innovazioni) e di ispirare tantissimi altri imprenditori locali e non solo.
Il suo successo infatti ha generato un vero e proprio fenomeno di spin-off, che ha dato vita a una miriade di piccole e medie imprese specializzate nel settore biomedico, facendo sorgere così dal nulla un vero e proprio distretto industriale che è stato poi ribattezzato “Biomedical Valley Italiana”.
..per la serie, l’Italia non è soltanto food and fashion.. 😉