Come già visto in passato, una delle principali fonti di finanziamento delle startup è il Bootstrapping. In questo post approfondiremo proprio quest’ultimo e vedremo tutti i vantaggi e i benefici indiretti che conseguono a questa difficile scelta… anche se sarebbe più corretto dire “obbligatoria”…

 

Cos’è il Bootstrapping (significato)

Il termine Bootstrapping deriva dalla parola inglese Bootstrap ed indica quella fascetta di cuoio cucita sul bordo posteriore degli stivali per aiutarsi a calzarli.  La parola fa riferimento alla leggenda del Barone di Münchhausen e alla sua capacità di sollevarsi in aria “tirandosi per gli stivali”. Il significato di Bootstrapping è quindi questo:

“Tirarsi su da soli senza aspettare l’aiuto di niente e di nessuno”.

 

Il bootstrapping nel mondo dell’informatica

Il significato di bootstrapping  si è nel tempo esteso ad altri campi come ad esempio quello dell’informatica. Qui infatti troviamo le contrazioni boot e reboot  che indica, in generale, i processi che vengono eseguiti da un computer durante la fase di avvio, dall’accensione fino al completato caricamento del sistema operativo e quindi allo “scopo di mettersi in condizione di operare”.

 

Il Bootstrapping nel mondo delle startup e del business

Il bootstrapping  esprime però al meglio il suo significato originale nel mondo delle startup e del business in generale. Qui infatti si fa riferimento ad una delle fonti di finanziamento più importanti in assoluto, ovvero l’autofinanziamento.

In sostanza una startup fa bootstrapping quando invece di cercare di attrarre investitori (Venture Capitalist o Business Angels) decide di “andare avanti da sola, di aiutarsi da sola” proprio come faceva il Barone di Münchhausen…

 

Come funziona questa forma di finanziamento?

Mentre la maggior parte degli startupper impiega gran parte del proprio tempo alla ricerca di investitori – relegando in secondo piano lo sviluppo del business –  nel bootstrapping  avviene esattamente il contrario: il focus è esclusivamente sullo sviluppo del business. Il bootstrapping rappresenta dunque:

“l’arte di avviare un business attraverso l’utilizzo di risparmi e competenze proprie e dei propri familiari ed amici, cercando di raggiungere il più velocemente possibile il break even point (il punto di pareggio in cui i ricavi riescono a coprire i costi).”

 

Ogni startupper dovrebbe essere un bootstrapper!

Nella fase di avvio di una startup, basarsi esclusivamente sulle proprie forze e sulla capacità di generare reddito della startup stessa, costringe  ad essere oculati e pronti a cogliere tutte le opportunità che si presentano lungo il cammino.

La decisione di “bootstrappare” con tutte le limitazioni che ne conseguono – in primis la scarsità di capitali – costringe gli startupper (come insegnava il leggendario John D. Rockefeller) a trasformare questi limiti in opportunità!

Ecco quindi che da questa difficile scelta – spesso obbligata – emergono una serie di vantaggi inaspettati come:

  • La riduzione al minimo dei costi per sostenere la startup e l’eliminazione di ogni spreco ed inefficienza;
  • L’aumento dei ricavi,  percorrendo (obbligatoriamente) tutte le strade possibili per generare reddito;
  • Lo sviluppo di una filosofia cliento-centrica, mettendo quindi il cliente e le sue reali esigenze al centro di tutto;
  • L’Aumento del senso di responsabilità e di disciplina dello startupper e/o del team;
  • Lo sviluppo  delle importantissime capacità di problem solving, decisionali e di pensiero  creativo;
  • La possibilità di mantenere il controllo dell’azienda e di poter scegliere con calma gli investitori da far entrare (evitando quindi l’errore che commise a suo tempo Steve Jobs con Apple).

 

Approfondimenti in tema di bootstrap

Per approfondire l’argomento, segnalo tre interessanti contributi sul tema del bootstrap:

  • Guy Kawasaky, The Art of Bootstrapping (in inglese);
  • Steve Benson, La mia esperienza di bootstrap in silicon valley (in italiano).